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Se avete investito i vostri risparmi riceverete a breve un documento chiamato “rendiconto costi e oneri”. Si tratta di una novità introdotta dalla direttiva europea Mifid 2, che si pone l’obiettivo di rendere più trasparente e comprensibile il rapporto tra gli investitori e gli intermediari che offrono servizi di consulenza finanziaria. Vediamo di cosa si tratta, come si legge e quali sono le novità.

Cos’è il rendiconto costi e oneri

Il rendiconto costi e oneri è un documento che l’intermediario è tenuto a inviare all’investitore ogni anno. Questo documento riassume tutte le spese che l’investitore ha sostenuto o che sosterrà per i suoi investimenti in strumenti finanziari (ad esempio azioni, obbligazioni, OICR, derivati). I costi e gli oneri presenti nel rendiconto possono essere di varia natura, come ad esempio il costo della consulenza, le commissioni di gestione, di performance, d’ingresso e di uscita, le spese di intermediazione, gli oneri fiscali. Il rendiconto permette all’investitore di conoscere il costo totale degli investimenti presenti nel suo portafoglio, e come questi impattano sul rendimento finale. È uno strumento molto utile, che permette di valutare se il servizio ricevuto è stato adeguato e conveniente, in modo da poterlo confrontare con eventuali diverse offerte in maniera più consapevole e informata.

Le caratteristiche del rendiconto costi e oneri

Il rendiconto costi e oneri dev’essere inviato almeno una volta all’anno: entro il mese di aprile nel caso di banche e società di gestione, ed entro fine febbraio per quanto riguarda i consulenti finanziari autonomi. Il rendiconto può essere inviato per posta ordinaria, ma con la digitalizzazione del mondo bancario è spesso caricato in formato elettronico all’interno dell’home banking. In quest’ultimo caso è consigliabile porre la giusta attenzione al fine di non perdere questa importante comunicazione, in quanto l’intermediario non è tenuto a inviare alcuna notifica di avvenuto caricamento.

Il documento dev’essere chiaro, completo ed esaustivo, e deve contenere le seguenti informazioni:

  • Il periodo di riferimento, che di norma coincide con l’anno solare precedente;
  • Il controvalore medio investito nel periodo;
  • Il rendimento netto del portafoglio, ovvero la variazione percentuale del valore del portafoglio, al netto dei costi e degli oneri sostenuti;
  • Il dettaglio dei costi e degli oneri, suddivisi per tipologia e per singolo strumento finanziario. I costi e gli oneri devono essere espressi sia in valore assoluto che in percentuale sul valore del portafoglio. Inoltre, devono essere indicati i costi e gli oneri previsti per il futuro, se già noti o stimabili;
  • Il confronto con il rendimento lordo del portafoglio, ovvero il rendimento che si sarebbe ottenuto senza alcun costo e onere. Questo permette all’investitore di capire quanto i costi e gli oneri hanno inciso sul suo investimento.

Cosa cambia con la Mifid 2

La Mifid 2 ha introdotto l’obbligo del rendiconto costi e oneri per aumentare la trasparenza e la tutela degli investitori. Prima di questa direttiva, infatti, gli intermediari erano tenuti a fornire solo un’informativa sui costi e sugli oneri ex ante, ovvero a monte, prima cioè di concludere il contratto di investimento, e non ex post, ovvero a valle, cioè dopo aver prestato il servizio. Inoltre, l’informativa ex ante era spesso generica, incompleta e poco comprensibile, e non permetteva di avere una visione d’insieme dei costi e degli oneri effettivi. Con il rendiconto costi e oneri, invece, gli investitori possono avere una maggiore consapevolezza e controllo sui propri investimenti, e possono verificare se il servizio ricevuto è stato in linea con le proprie aspettative e con il profilo di rischio.

Cosa fare dopo aver ricevuto il rendiconto costi e oneri

Dopo aver ricevuto il rendiconto costi e oneri, il consiglio è di leggerlo attentamente e di confrontarlo con l’informativa ex ante che avete ricevuto prima di investire. In questo modo potete verificare se ci sono state delle variazioni significative dei costi e degli oneri, e se queste sono state giustificate e comunicate in modo adeguato. Se avete dei dubbi o delle domande, potete rivolgervi al vostro intermediario e chiedere delle spiegazioni. Se invece ritenete di aver subito un danno o una violazione dei vostri diritti, potete presentare un reclamo scritto al vostro intermediario e, in caso di insoddisfazione, ricorrere all’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF), un organismo indipendente e gratuito che si occupa di risolvere le controversie tra gli investitori e gli intermediari. Le decisioni dell’ACF non sono vere e proprie sentenze, e pertanto non sono vincolanti. Tuttavia, in caso di mancata applicazione delle decisioni in favore del cliente, la notizia viene pubblicata sul sito dell’ACF per cinque anni, e per sei mesi anche sul sito dell’intermediario inadempiente.

In ogni caso, il rendiconto è uno strumento prezioso per valutare il rapporto costi/benefici del servizio reso dal proprio intermediario attraverso informazioni standardizzate, sebbene il modello grafico, per ora, non sia lo stesso per tutti. Ad ogni modo, l’uniformità delle informazioni presenti lo rende particolarmente utile per confrontare le diverse offerte presenti sul mercato, al fine di scegliere il servizio di intermediazione che fa più al caso proprio.

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