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L’intervento del segretario generale della Federazione Autonoma Bancari Italiani (Fabi) Lando Maria Sileoni dinanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario italiano (maggio 2022) ha riportato l’attenzione sul cambio di pelle degli istituti bancari italiani, in corso ormai da qualche decennio.

Banche negozio

Le banche stanno sempre più orientando il loro business soprattutto alla vendita di prodotti, trasformandosi in negozi finanziari e abbandonando gradualmente l’attività di erogazione, più rischiosa e meno redditizia.

Nel 2021 i ricavi da commissioni (54%) hanno superato quelli da prestiti (48%).

Può sembrare solo una questione di riorganizzazione interna, ma in realtà questo cambiamento nelle banche ha conseguenze importanti sul tessuto sociale del nostro paese e porta a una drastica riduzione nella tutela dell’interesse dei clienti.

Nella rincorsa verso guadagni più elevati, con sempre minor assunzione di rischi, i gruppi bancari spingono i propri dipendenti alla vendita ad ogni costo, spesso con pressioni commerciali molto forti e senza un’adeguata formazione.

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In questo contesto, a farne le spese, oltre ai dipendenti non compiacenti, sono ovviamente i clienti. Secondo la denuncia di Sileoni, con l’obiettivo (o l’obbligo) di arrivare ogni giorno ad un target di vendita stabilito, pur di convincere il cliente a sottoscrivere l’acquisto dei prodotti offerti, molti dipendenti arrivano a presentarli in modo poco limpido, omettendo informazioni importanti sui loro costi, sul loro funzionamento e sui loro reali vantaggi, rispetto ad altri simili.

L’interesse economico del cliente non è tra gli obiettivi degli istituti bancari

A sua teorica tutela, per quanto discutibile per molti aspetti, è stato introdotto il questionario Mifid, che ogni intermediario finanziario è tenuto a far compilare al cliente, per determinare il grado di rischio da questi sopportabile e accettabile.

Pur di vendere i prodotti più redditizi per la banca e per i suoi consulenti, tuttavia, molti di essi suggeriscono le risposte ai clienti nel questionario, così che questi ottengano la “patente finanziaria” idonea per acquistarli.

La differenza rispetto alla consulenza finanziaria indipendente è abissale

Il consulente finanziario autonomo non percepisce alcun compenso dalla vendita degli strumenti finanziari ed è pagato unicamente dal cliente. Questo lo rende libero da qualsiasi condizionamento o pressione commerciale e senza conflitti di interesse nelle sue proposte.

Come consulente finanziario autonomo quale sono, il cliente è sempre al centro del mio servizio. Ascolto la sua storia, i suoi bisogni, i suoi obiettivi, i suoi desiderata, al fine di elaborare un piano finanziario di investimenti coerente con la sua personale situazione, con una selezione di strumenti finanziari scelti attraverso una continua ricerca di efficienza, sia economica che fiscale; strumenti spiegati con chiarezza  nel loro funzionamento, costi, aspetti positivi e soprattutto limiti.

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